Sei anni dal sisma de L’Aquila: io non dimentico!
Momenti di terrore;
il giorno che nasce,
la città che muore.
Lascian le case sicure,
gli spazi al terrore
tra morte e paure,
trascorron le ore.
Occhi aperti e sbarrati
che cercano nello scuro
la via dell’esser rinati
tra laceri di muro.
Polvere e sangue,
lacrime e grida,
è la città che langue
nel ricercar la vita.
Ferma, resta,
ben salda e immota,
la città ancor pesta
da tremore e casta
che decider voglion
come continuare
sui superbi monti,
l’Aquila far volare.
(3 e 32, poesia di Giovanni Ricci)