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Blogga per Agire: intervista a Davide Berruti di INTERSOS

Blogga per Agire: intervista a Davide Berruti di INTERSOSIn questi giorni, all’interno dell’iniziativa Blogga per Agire, abbiamo avuto modo di ascoltare due tra i tanti protagonisti che, per AGIRE, gestiscono – sul posto! – diverse attività in Siria, Libano, Giordania: Davide Berruti, responsabile progetti di INTERSOS in Giordania, e Mauro Clerici, responsabile delle attività di Terre des Homme in Libano.

Oggi vi descrivo cosa ci ha condiviso Davide Berruti.

Davide ci ha così raccontato le attività e gli obiettivi del campo giordano di Za’atri: “Ad oggi le persone ospitate nel campo sono 27.000. Gli obiettivi sono coinvolgere i rifugiati stessi nei processi decisionali nell’organizzazione del campo e riferire dei casi più urgenti, più vulnerabili alle (altre) agenzie che poi si occupano dei servizi per quel caso. Da questo punto di vista cerchiamo di avere una visione del campo a 360°, di relazionarci a tutti quanti e quindi il nostro target sono al 100% i rifugiati che sono nel campo.

Il flusso delle persone in arrivo dalla Siria non si è arrestato in questi giorni ma si è leggermente affievolito. Due settimane fa – continua Davide – abbiamo avuto un picco: in una notte ne sono arrivati 2000, il secondo giorno 400. Adesso il flusso si è stabilizzato su 100 al giorno, un po’ diminuito, anche se rimane sempre molto costante. Purtroppo la situazione è imprevedibile e non è dato sapere come andranno le cose. Ci aspettiamo certo ancora dei picchi.

Le persone che arrivano sono nullatenenti. Dal punto di vista materiale hanno bisogno di qualsiasi cosa, di supporto totale. Dal punto di vista psicologico dipende da quale zona della Siria arrivano e da quello che hanno subito, per cui chi è scappato letteralmente dai bombardamenti, chi è stato purtroppo coinvolto in violenze, arriva in condizioni traumatiche, estremamente drammatiche e hanno bisogno di forte sostegno psicologico. “Ciò fortunatamente non succede a tutti – ci dice Davide -. C’è stato l’episodio di rifugiati che sono scappati, hanno lasciato la loro città/il loro villaggio e lungo la strada si sono imbattuti in scontri e attività belliche e ne sono rimasti coinvolti. Queste persone sono estremamente traumatizzate.

Per prima cosa quando arrivano al campo l’UNHCR li registra e dunque gli viene subito riconosciuto lo status di rifugiato. Ciò significa sapere che da quel momento in poi hanno dei diritti nel territorio giordano, perché la Giordania ha stipulato un accordo con l’UNHCR, ovvero di riconoscere le persone registrate con l’UNHCR.

Za’atriSi è poi parlato di “neutralità”. Davide ha così risposto: “Per quanto riguarda la neutralità, noi viviamo poco questa situazione, nel senso che non siamo in un contesto di guerra ma ne siamo al di fuori. Quando operiamo con i rifugiati di guerra, in una situazione più conforme agli standard di protezione internazionale dei rifugiati, che riescono ad accedere alla protezione da parte di un paese terzo, e viene loro riconosciuto lo status di rifugiato e accedono a quei servizi, soprattutto alla protezione durante una guerra, non abbiamo problemi di neutralità, perché lavoriamo con le vittime di un conflitto. Non li registriamo in base alla loro appartenenza politica e non chiediamo per quale parte belligerante tifano o supportano; in quanto vittime del conflitto hanno tutti gli stessi diritti. Noi, direttamente, non abbiamo a che fare con questo problema della neutralità, almeno in questa zona, dove monitoriamo la situazione.

Il governo giordano ha più volte ribadito la propria posizione di mantenere le frontiere aperte; il che significa che è disponibile a rispettare delle norme internazionali che anche se non ha ancora ratificato, ci si attiene. Tali norme sono appunto quelle di garantire la protezione alle persone che scappano dal conflitto armato e non si tratta di belligeranti ma di civili. Un accordo tra governo giordano – UNHCR – UNICEF ha fatto si che in futuro, anche se ora ancora non è stato regolato, i ragazzi/bambini in età scolare possano essere integrati nelle scuole/classi giordane. Da questo punto di vista la disponibilità del governo c’è.

Alla domanda “Ritieni che la risposta umanitaria e l’impegno a livello internazionale per questa crisi siano adeguati?” Davide ha così risposto: “Dal punto di vista materiale, da ciò che vedo nel quotidiano, finora è stato tutto adeguato, però il problema è che c’è bisogno di aumentare le risorse il fattore più importante è che stiamo andando incontro all’inverno e se fino adesso ce la siamo cavata con un migliaio di tende, la fornitura di servizi basilari, ora con l’arrivo dell’inverno abbiamo bisogno di risorse maggiori, soluzioni più costose e più bisogno di supporto economico. Le persone possono resistere per un mese o due ma con il tempo saranno necessarie altre soluzioni più costose. (…) Stiamo rivedendo il piano, o meglio le stime degli aiuti umanitari. A giorni dovrebbe uscire questo nuovo piano, la risposta regionale, e deve essere vagliata a Ginevra; in questo documento abbiamo elencato tutte le necessità da qui al 31dicembre, sperando sempre che i donatori siano generosi.

A Davide mando un grosso abbraccio e gli auguro ogni bene per ciò che lui e l’intero staff stanno facendo per coloro che hanno bisogno di aiuto!