Curiosità ed Eventi, Fantasy

Beren e Lúthien

Vi condivido la più bella storia d’amore che mai si possa leggere in un libro fantasy: la storia tra l’umano Beren e l’elfa Lúthien.

Lo stesso scrittore J.R.R. Tolkien aggiunse il nome “Lúthien” sulla lapide della moglie Edith Bratt (morta due anni prima di lui), mentre sulla sua volle “Beren“. Potete vedere la foto clickando qui.

L’iscrizione completa recita:


EDITH MARY TOLKIEN
LUTHIEN
(1889 – 1971)
JOHN RONALD REUEL TOLKIEN
BEREN
(1892 – 1973)

Beren e Luthien
Beren e Luthien

Per capire appieno il loro amore è d’obbligo leggere Il Silmarillion da cui è tratto… spero comunque che con questa sintesi si possa almeno immaginare il tutto.

La storia parla dell’incontro di Beren, figlio Barahir e Emeldir, e della più dolce e soave fanciulla che sia mai esistita: Lúthien Tinuviel.

Beren era un mortale, ma Tinuviel era la figlia di Thingol, Re immortale degli Elfi nella Terra di Mezzo. Ne Il Silmarillion è descritta come un’elfa dai capelli neri e gli occhi grigi, simile ad Arwen, che sarà considerata la sua reincarnazione. La sua bellezza era pari al rifulgere delle stelle oltre le nebbie delle Terre Nordiche, che parevano rispecchiarsi nel suo viso luminoso. Beren, invece, era uno degli Edain, e quindi soggetto alla Morte, alla quale nessun Uomo poteva sottrarsi.

In quei giorni il Grande Nemico Morgoth (il cui luogotenente era l’ancora sconosciuto Sauron) viveva nel Nord, ad Angband, e gli Elfi dell’Ovest, con l’appoggio di alcuni fra gli Uomini, gli dichiararono guerra. Ma il Nemico fu vittorioso, Barahir ucciso, e Beren dovette fuggire tra immensi pericoli, scavalcando le Montagne Nebbiose e giungendo nel Regno di Thingol, nascosto nella Foresta di Neldoreth. Lì fu incantato dalla vista di Lúthien che cantava e danzava in una radura vicino al magico fiume Esgalduin, e la chiamò Tinuviel, che vuol dire Usignolo nella lingua arcaica. Beren se ne innamorò perdutamente.

Thingol rifiutò però di concedergli la mano di Lúthien per sposarla. Ma sapeva che non poteva andare contro quel destino così impetuoso, e allora pose una condizione in apparenza insormontabile: Thingol avrebbe lasciato Lúthien a Beren se lui gli avesse portato uno dei Silmaril, gemme magiche della Corona Ferrea di Morgoth. La missione in apparenza era impossibile ma Beren e Lúthien la compirono fino a fondo.

Molti dispiaceri ed eventi nefasti li separarono in seguito. Alla fine Beren morì e spirò tra le braccia amorose di Lúthien, ma ella scelse la mortalità per poterlo seguire, vivendo una vita mortale senza certezza né di gioia né di dolore.

Si canta che si incontrarono nuovamente al di là dei Mari che separano i mondi, e che camminarono ancora qualche tempo vivi tra i verdi boschi e che poi assieme oltrepassarono, tanti e tanti anni fa, i confini del nostro mondo.

Lúthien diede a Beren un figlio, chiamato Dior, Erede di Thingol, considerato una delle creature più belle che mai vissero, a causa della sua origine Umana, Elfica, e Ainur.

Di seguito il passo dell’incontro tra Beren e Lúthien:

“Aggirandosi d’estate nei boschi di Neldoreth, si imbatté in Luthien, figlia di Thingol e Melian, ed era sera, nel momento in cui la luna saliva in cielo, e Lúthien danzava sull’erba sempre verde nelle radure lungo le rive dell’Esgalduin. Ed ecco il ricordo di tutte le sue sofferenze abbandonò Beren, ed egli cadde in preda ad un incantesimo, poiché Lúthien era la più bella di tutti i figli di Iluvatar. Azzurro era il suo abito come il cielo senza nubi, ma grigi i suoi occhi come la sera stellata; il suo mantello era contesto di fiori dorati, ma i capelli erano scuri come le ombre del crepuscolo. Simili alla luce che resta sulle foglie degli alberi, alla voce di acque chiare, alle stelle che stanno sopra le brume del mondo, tali erano il suo splendore e la sua grazia; e il suo volto era luminoso.

Ma Lúthien scomparve alla vista di Beren, il quale divenne sordo come chi sia in preda d’incantesimo, e a lungo s’aggirò per i boschi, selvaggio e vigile come una belva, cercandola. In cuor suo la chiamava Tinuviel, che significa Usignolo, come vien detta nella lingua degli Elfi Grigi questa figlia del crepuscolo, perché non sapeva quale altro nome darle. E la scorgeva lontano come foglia ai venti d’autunno e, d’inverno, una stella sopra un colle, ma una catena gli gravava le membra.

Vi fu un momento, poco prima dell’alba, la vigilia di Primavera, che Luthien danzava sopra un verde colle; e d’un tratto prese a cantare. Acuto tanto da trapassare il cuore era il suo canto, simile a quello dell’allodola che si leva dalle porte della notte e riversa la propria voce tra le stelle morenti, lei che scorge il sole dietro le mura del mondo; e il canto di Lúthien sciolse i vincoli dell’inverno, e le acque gelate parlarono e i fiori balzarono su dalla fredda terra là dove si erano posati i suoi piedi.

Allora Beren fu liberato dall’incantesimo del silenzio, ed egli la chiamò, invocando Tinuviel; e i boschi eccheggiarono del nome. Lúthien si arrestò meravigliata e più non fuggì, e Beren venne a lei.”

(Capitolo XIX – “Beren e Lúthien” – Il Silmarillion)

Ed infine la loro canzone:

Lunghe eran le foglie e l’erba era fresca,
E le cicute ondeggiavano fiorite e belle.
Una luce brillava nella foresta,
Era tra le tenebre un luccicar di stelle.
Tinúviel ballava nella radura,
Di un flauto nascosto alla musica pura;
Una luce di stelle le inondava i capelli
E la splendida veste, oh Tinúviel!

Lì giunse Beren dal monte imponente
E tra le fronde e gli alberi vagabondò disperso,
E dove il fiume elfico scorre turbolento
Camminò solitario ed in pensieri immerso.
Guardando tra le verdi foglie delle foreste,
Vide con meraviglia dalie dorate
Ricoprir il manto e la lunga veste
E la capigliatura bionda come cascate.

Per incanto i piedi guariti e riposati,
Che condannati erano ad errare lontano,
Ripresero il cammino, senza paura né rimpianto,
E tra i raggi di luna ei giocava con la mano.
Tinúviel tra i boschi elfici
Fuggiva con piedi alati
Lasciandolo senza amici
Nelle foreste e sui prati.

Beren sentì un suono puro, sublime e celeste,
Come di passi e danze pari a petali leggeri;
E musica vibrava sotto le foreste,
Cullando il suo cuore triste ed i suoi pensieri.
Giunse l’inverno e cupi gli alberi e le piante,
Sospiravano tristi, per il tormento
Cadevan le foglie con la luna calante,
La campagna era fredda e gelido tirava il vento.

La cercò sempre, lei ch’era bella,
Tra i rami e le foglie e le fronde delle piante,
Al lume della luna, al raggio della stella,
Sotto un cielo pallido, ghiacciato e tremante.
La sua veste fulgeva al bagliore lunare
Mentre in lontananza sul colle danzava
Ed ai suoi piedi agili si vedeva brillare
Una nebbia d’argento ch’ella emanava.

Passato l’inverno ella tornò a ballare
E col suo canto giunse la primavera,
Come una felice allodola o una rondine leggera,
Ed un fiume che scorre dolce verso il mare;
E quando ai suoi piedi spunteranno i fiori,
Ei non desiderò altro che starle accanto,
Poterla accompagnare nel ballo e nel canto
Sull’erba fresca dai mille colori.

Inseguita, di nuovo ella fuggì via.
Tinúviel! Tinúviel!
Il suo nome elfico era poesia,
Ed ella si fermò un attimo ad ascoltare
Come incantata la voce di Beren
Che svelto la raggiunse e come per magia
La vide fra le sue braccia splendere e brillare
Fanciulla elfica ed immortale.

Ma dal destino amaro furono separati,
E vagarono a lungo per monti e pendici
Tra cancelli di ferro e castelli spietati
E boschi cupi e tetri e luoghi abbandonati,
Mentre fra loro erano i Mari Nemici.
Ma un giorno luminoso si ritrovaron felici,
Ed assieme partiron, amati e infine uniti,
Attraverso boschi e campagne fiorite.